DR. ROSSANA LENCIONI
MEDICO CHIRURGO

DR. ROSSANA LENCIONI
MEDICO CHIRURGO
Omeopatia e Omotossicologia
In un secolo in cui la scienza non aveva ancora accertato l'etiologia microbica di molte malattie ed in cui era ancora opinione corrente che fosse sufficiente incidere un'ulcera luetica per debellare l'affezione, Hahnemann, l'iniziatore della medicina omeopatica, dimostrando un intuito geniale, già descriveva il meccanismo patogenetico delle malattie attraverso le fasi di contagio, di latenza, cui attribuiva a diffusione sistemica, ed infine di esordio clinico.
Egli aveva osservato che, nelle malattie che tendevano ad assumere un andamento cronico, la fase iniziale era rappresentata generalmente dalla comparsa di un sintomo dermatologico. Aveva descritto tre distinti miasmi(*), i due miasmi venerei, sicotico e sifilitico, corrispondenti alla gonorrea ed alla condilomatosi il primo ed alla sifilide il secondo, ed un terzo più sconosciuto e, pertanto, più insidioso e più difficile da guarire, il miasma psorico, che presenta, peraltro, la maggiore incidenza nel novero delle malattie croniche.
Attraverso un attento esame dell'andamento clinico dei pazienti che si presentavano alla sua osservazione, Hahnemann si rese conto che, escludendo le patologie acute,i sintomi di volta in volta accusati dai pazienti non erano altro che frammenti, forme differenti assunte dalla stessa malattia cronica, la psora. Egli la definisce come la più antica, diffusa, distruttiva e proteiforme malattia cronica miasmatica e la paragona ad un mostro dalle mille teste, all'idra della mitologia greca, la cui testa rispuntava appena veniva tagliata, a meno che fossero tutte mozzate in un sol colpo, come aveva fatto Ercole in una delle sue dodici fatiche.
La psora è una malattia interna che colpisce l'intero organismo e che presenta un'alternanza fra sintomi esterni locali, ovvero dermatosi di vario tipo, provvisti peraltro di un'azione vicariante rispetto alla malattia interna, e sintomi polarizzati sugli organi interni.
La soppressione, attuata frequentemente dalla medicina allopatica, del sintomo locale esterno, che serve, secondo Hahnemann, da sfogo alla malattia interna, comporta spesso un approfondimento ed un aggravamento della patologia, attraverso un transitorio passaggio ad uno stato di latenza clinica, da molti purtroppo interpretata come guarigione.
Hahnemann giunse a considerare che la somministrazione di dosi molto piccole, infinitesimali di una sostanza, che in quantità ponderali era notoriamente causa dell'insorgenza di sintomi ben definiti, era in grado di risolvere un analogo complesso sintomatologico.
Nell'ottocento il padre dell'omeopatia spiegò questo evento immaginando che la malattia venisse eliminata attraverso l'insorgenza di una malattia in miniatura, prodotta artificialmente dalla somministrazione del rimedio omeopatico, ovvero di dosi infinitesimali della stessa sostanza che a dosi massicce è in grado di produrre sintomi simili a quelli presentati dal paziente.
Nel secolo successivo Reckeweg, combinando lo studio dell'omeopatia con quello della biochimica che regola tutti i processi vitali, arrivò a chiarire il meccanismo dell'omeoterapia.
Secondo Reckeweg la malattia è l'espressione di una lotta contro i veleni. Egli chiama questi veleni OMOTOSSINE, o meglio ANTROPOTOSSINE. Queste vengono introdotte nel corpo, oppure si producono come tossici endogeni per errori metabolici o legati all'escrezione.
La malattia è un processo di difesa dell'organismo dalle omotossine. Con la terapia antiomotossica noi stimoliamo questo processo di difesa, introducendo una seconda omotossina, ovvero il rimedio omeopatico. Quest'ultimo attiva un secondo maccanismo difensivo di riserva. Essendo, però, il rimedio omeopatico diluito, esso non agisce direttamente come sostanza tossica, bensìpuò essere rapidamente neutralizzato dal sistema difensivo. Dopo di che lo stesso mecca-nismo difensivo di riserva, cosìattivato, si indirizza contro l'omotossina vera e propria, dando luogo ad un rinforzo del meccanismo naturale.
Nel corso della prassi omeoterapica, Hahnemann aveva osservato che si poteva inizialmente verificare un aggravamento dei sintomi abituali o la comparsa di sintomi che si erano già presentati nel passato e ciò si era dimostrato un segno prognostico favorevole.
Ora Reckeweg, studiando questo fenomeno, lo interpreta come un processo di disintossicazione o VICARIAZIONE REGRESSIVA, cioè di riesteriorizzazione di una malattia che si era interiorizzata.
Ci sono situazioni in cui si assiste ad un processo inverso, cioè di ulteriore approfondimento della malattia, con lo spostamento di tossine da un tessuto più superficiale ad un altro più profondo. Questo processo è detto di VICARIAZIONE PROGRESSIVA.
Secondo Reckeweg questo si verifica per azione di tossine microbiche soprattutto virali o con l'introduzione di sostanze chimiche (farmaci, conservanti, anticrittogamici, etc.), che inibiscono la naturale tendenza dell'organismo ad eliminare tossine. In questo modo si realizza un'autointossicazione di ritorno od IMPREGNAZIONE RETOSSICA.
--------------------------------------------------------------------------------------------
(*) miasma: dal greco contaminazione; predisposizione ereditaria alla malattia cronica, su cui può inserirsi una causa scatenante.